domingo, 11 de julio de 2010

Sotto il sole d'Italia (5)

Despedida de Lamezia Terme

Dos celebraciones, una en Soveria Manneli, una parroquia de montaña, en la mañana y otra en Marina de Nocera, parroquia de playa, en la tarde, marcan el final de nuestra estadía en Lamezia. En el camino a Soveria encontramos la hermosa iglesia de piedra que pueden apreciar en la foto. Es una vieja forma de edificar que existe en la zona.
Mañana de mañana el tren nos llevará a Fiesole, un pueblo cerca de Florencia, donde se encuentra la casa madre de las Misioneras Franciscanas del Verbo Encarnado, congregacion que tiene una comunidad en Fraile Muerto, Diócesis de Melo.

Comparto con Uds. la homilía (en italiano).
Care sorelle, cari fratelli,
Un anno fa, il Papa Benedetto sedicesimo ha nominato questo servo vescovo di Melo.
Venendo da un altra città dell’Uruguay, questo anno è stato per me un tempo de scoperta, di conoscenza, d’incontro con la nuova diocesi, con le loro comunità, la loro gente.
Tra le comunità, tra la gente, ho trovato una presenza molto piacevole. La presenza di giovani venuti in Uruguay d’una diocesi italiana. Io conoscevo gente di Verona, Brescia, Milano, Bologna … Ora ho imparato il nome di Lamezia Terme.
A Villa Betania, a Melo, questi giovani calabresi, i Volontari della Speranza AUG, spendono le loro vite nell’ aiuto quotidiano ai bambini ed ai giovani uruguaiani poveri. Dodici anni sono trascorsi di questo lavoro evangelico. Alcuni sono passati per un breve tempo, altri sono rimasti fino a quasi dimenticare la propria lingua. Ciascuno ha donato parte del suo tempo, della sua vita. Senza dubbio, ciascuno ha ricevuto molto, secondo la promessa di Gesù: “E chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figliuoli, o campi per amor del mio nome, ne riceverà cento volte tanti, ed erediterà la vita eterna”. (Mt 19,29)
Oggi, il nuovo vescovo di Melo è venuto a Lamezia Terme per ringraziare tutta questa presenza, e tutti quelli che stanno dietro, quelli che sono qui, in Lamezia, ma con il loro lavoro sostengono quelli che òperano in Uruguay. Parlo dei gruppi dell’AUG, parlo di gruppi “Mamma Margherita”. Grazie, grazie e benedizione.
Allora, una parola sopra il vangelo d’oggi. Un passaggio certamente pertinente, se vogliamo parlare di carità, de solidarietà, de generosità.
Per capire bene, abbiamo bisogno di ricordare qui la chiesa è la comunità dei discepoli e delle discepole di Gesù. Ricordare anche qui tutte le comunità (una comunità diocesana, una comunità parrocchiale, un gruppo cristiano, un gruppo de giovani, sia nel Uruguay, nella Italia, in tutto il mondo) ogni comunità è chiamata dal Maestro a prendersi cura di tre gruppi de persone.
Primo, le persone che sono dietro la chiesa. Per essi, la chiesa ha la preoccupazione pastorale.
Secondo, le persone che sono fuori dalla chiesa. Per essi, la chiesa ha la preoccupazione missionaria.
Terzo, le persone che sono ferite sulla strada. Queste persone possono essere gente di dentro o di fuori. Membri o non membri de la chiesa. Non importa. Primo di tutto, essi sono persone ferite. Questo è l’uomo lasciato mezzo morto, sulla via di Gerusalemme a Gerico. Questo è l’uomo ignorato da quelli che passarono oltre dal lato opposto de la via. Quest’uomo qui, alla fine è stato guarito dal Buono Samaritano.
Nel mondo di oggi abbiamo molta gente ferita. Gente ferita per la fame, il sottosviluppo, sia nel Africa, sia nella America Latina … ma anche gente ferite per la perdita de senso de la vita.
I nostri fratelli, le nostre sorelle ferite sulla strada sono l’ appello di Gesù per noi tutti a uscire de se stessi per andare a l’incontro dell’altro. Gesù stesso è il nostro prossimo. Gesù stesso è questo uomo ferite qui domanda, con un grido silenzioso ma assordante, il nostro amore fraterno, la nostra carità impegnata ed efficace.
“Beati i misericordiosi, perché a loro misericordia sarà fatta”. (Mt 5,7)
+ Heriberto

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